Leadership after 2020
Costruire la leadership after 2020 è possibile.
La maggior parte dei leader, di coloro cioè che hanno il potere di prendere decisioni e di incidere sulla vita di milioni di persone, agiscono come se avessero una benda sugli occhi. Incapaci cioè di vedere quello che realmente sta succedendo nel mondo. Questa la scioccante conclusione di Nik Gowing e Chris Langdon che dal 2014 hanno raccolto migliaia di interviste a leader di governo, del business e delle istituzioni non governative, e pubblicate in Thinking the Unthinkable.
Quello che emerge è che i leader, come la maggior parte degli esseri umani, hanno la capacità di reagire (più o meno bene) alle emergenze. Ma sono per lo più incapaci di cogliere i segnali di un futuro che è già presente, incapaci di agire proattivamente e con pensiero strategico.
Tutti noi abbiamo potuto constatare quanto sia stato sottovalutato l’impatto del Covid 19 quando era di stanza a Wuhan. Eppure avevamo molti segnali di ciò che stava succedendo.
E quando ne siamo stati travolti abbiamo visto come i nostri vicini, a loro volta, abbiano sottovalutato il problema. Anche se l’epidemia era ormai sbarcata in Europa per migrare poi oltreoceano e trasformarsi in pandemia.
Partendo da questa condizione di finitezza umana, possiamo però chiederci se l’attualità di questo incredibile 2020 può diventare un laboratorio per far evolvere il nostro pensiero e l’attuale modo di essere leader e per fondare la Leadership after 2020.
L’epoca Covid 19, oltre a farci vivere momenti di smarrimento e confusione, può essere anche un’occasione imperdibile per fare un salto di paradigma, per vedere il mondo con occhi diversi, per costruire fin d’ora una nuova leadership e un nuovo modo di collaborare dentro e fuori le aziende.
Perché non attivare allora un dibattito che metta in discussioni alcuni “Miti aziendali” desueti e inefficienti ma che ancora governano le nostre organizzazioni?
Io ne ho individuati almeno cinque.
Trasformare mindset e visione: da pensiero lineare a pensiero sistemico. Covid 19 più che mai ha dimostrato come tutto sia interconnesso e interdipendente. Eppure ogni paese ha reagito prima negando l’evidenza e poi agendo come fosse un problema nazionale. Continuare a rimanere ciechi e a usare il pensiero lineare nella complessità vuol dire fallire. Sviluppare il pensiero sistemico è la strada maestra.
Trasformare la visione di sé e l’ascolto: dall’accentramento al coinvolgimento di intelligenze diverse. La pandemia ha messo in luce la vulnerabilità – e la sofferenza connessa – dell’essere umano e delle sue organizzazioni. Nello stesso tempo ha messo in luce risorse impensabili: nella fragilità esistono i semi della creatività per potenziare l’intelligenza collettiva.
Trasformare le relazioni: dalla competizione alla co-creazione. La chiusura dei confini, l’accaparramento delle mascherine, mettere sotto chiave i propri respiratori: esempi di comportamenti istintivi legati alla difesa del territorio. Comprensibili ma inefficaci di fronte a una sfida che richiede soluzioni evolute.
Trasformare l’apprendimento: dalla fiducia alla responsabilità individuale. Ora più che mai il comportamento del singolo individuo può impattare sulla salute di tutti, nel bene e nel male. Controllo, fiducia, responsabilità individuale: evoluzione dei comportamenti validi solo per la salute pubblica o anche nelle organizzazioni del dopo Covid?
Trasformare l’azione: dalla pianificazione alla sperimentazione. La totale incertezza in cui ci troviamo a gestire le nostre organizzazioni mette in evidenza il disorientamento interiore nel non avere un piano prestabilito. Ma, paradossalmente, un business plan è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento: imparare a reagire più veloci del Covid è la scommessa.