“E’ difficile cambiare quello che non si può vedere.”
Così Goleman sintetizza la difficoltà a cambiare le modalità comportamentali automatiche che si sono costruite nel corso della propria storia personale e che sono catalogate entro schemi mentali antichi.
Ognuno di noi ha nella propria memoria a lungo termine una serie di schemi mentali inconsapevoli che pilotano in modo automatico un certo modo di agire. Ad esempio il comportamento “guidare la macchina” nella maggioranza degli automobilisti esperti avviene in modo completamente inconsapevole: vi è mai capitato di ritrovarvi in un certo punto del vostro percorso senza rendervi conto di come ci siate arrivati?
Proprio perché fuori dall’area della consapevolezza, cambiare i comportamenti automatici – ad esempio quello comunicativo – è molto difficile. Il modo in cui ognuno di noi comunica è infatti vissuto come naturale, normale e non viene messo in discussione: è una tendenza naturale ad esempio focalizzarsi sul proprio punto di vista, dare per scontato che l’interlocutore abbia le stesse nostre informazioni, a incolpare l’altro quando qualcosa non funzione. E gli esempi potrebbero continuare…
Per questo motivo, la formazione manageriale – spesso focalizzata sugli aspetti cognitivi – che ha come obiettivo il cambiamento dei comportamenti organizzativi molto volte è inefficace.
E’ solo quando scatta un’emergenza, una deviazione dalla norma, ad esempio per l’automobilista una strada ghiacciata, che l’automatismo è messo in discussione. L’attenzione che fino a qualche minuto prima era quiescente si ridesta e si comincia a porre attenzione all’uso del freno, a come si scalano le marce ecc. Insomma si modifica il proprio modo di guidare rendendo più attiva, consapevole e probabilmente più sicura la propria guida.
A meno che la deviazione dalla norma non inneschi un altro fattore di confusione: il sequestro emotivo. Ovvero l’eccessiva produzione di emozioni che vanno a inibire le facoltà mentali e intasano i circuiti neuronali. Così la strada ghiacciata, anziché far aumentare il livello di attenzione, crea nell’automobilista panico vero e proprio facendogli dimenticare quello che già sapeva sulla guida sicura.
La sfida della formazione manageriale sta tutta qui.
Nel saper scovare quegli automatismi automatici, facendoli risalire dalle profondità della memoria a lungo termine a livello consapevole, e metterli sotto osservazione.
Il click che deve scattare, come per l’automobilista, è rendersi conto che un certo modo di comunicare, fino ad oggi mai messo in discussione perché considerato naturale, non è più efficace o può essere migliorato.
E nello stesso tempo il click non deve essere così dirompente da generare sequestro emotivo che normalmente in formazione crea scetticismo e resistenze al cambiamento.
Gli aspetti cognitivi potranno essere apprezzati e utilizzati solo una volta che l’individuo avrà visto con gli occhi della sua mente consapevole la possibilità di un nuovo modo di comunicare. Non solo dovrà vedere la possibilità di cambiamento ma la dovrà desiderare.