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I passi per decidere bene: conosci te stesso

6 Marzo 2019 Change management, Decision making, Empowerment, Intelligenza emotiva, Leadership 0 Comments

Primo passo per decidere: “Conosci te stesso”. Il processo decisionale dentro al cervello di ognuno di noi segue un suo percorso potremo dire “standard”: si dirama attraversando cervello limbico e corticale, preferendo l’emisfero destro o quello sinistro, alcune parti del cervello saranno visitate, altre meno, altre saranno completamente ignorate.

Quando decidiamo?

Decidiamo continuamente, tutti i giorni, in ogni momento. Che strada fare, come vestirci, cosa mangiare, come comportarci con un cliente arrabbiato, cosa fare per avvicinare una persona che ci interessa e via discorrendo.

La maggior parte delle volte, neanche ci accorgiamo che stiamo decidendo.

Possiamo decidere in modo automatico?

Cosa succede se improvvisamente un motorino ci attraversa la strada?  Analizziamo la situazione calcolando la velocità del motorino e la velocità della macchina; valutiamo il tipo di pneumatici, i nostri e quelli del motorino? Elenchiamo le varie possibilità: frenare, non frenare, scalare le marce, elencando vantaggi e svantaggi di tutte le opzioni? E poi finalmente, in base alla nostra analisi, decidiamo se frenare o meno?

Oppure istintivamente freniamo senza neanche rendercene conto? Probabilmente la maggior parte di noi si ritroverà in questa seconda alternativa.

Cosa dicono le neuroscienze?

“La funzione principale del cervello è quella di prevedere le conseguenze dell’azione in funzione dei risultati di azioni passate; la memoria serve essenzialmente a prevedere il futuro, non soltanto a ricordare il passato”. Alain Berthoz.

Nel nostro cervello sono installati dei software antichi fatti di istinto ed emozioni che ci consentono di decidere in maniera rapidissima, senza coinvolgere minimamente la nostra corteccia cerebrale, la parte più evoluta del nostro cervello.

Il sistema percettivo è già un meccanismo di decisione e l’emozione attiva i meccanismi di attenzione selettiva inducendo una selezione degli oggetti percepiti.

In che modo incide l’emozione?

L’emozione è dunque un filtro percettivo: questo meccanismo è fondamentale perché le nostre decisioni dipendono in larga misura da ciò che percepiamo. E a differenza di quanto si possa ritenere, l’emozione è un fattore che facilita la presa di decisione.

Ma l’emozione non è un fattore disturbante?

Nel sentire comune l’emozione è percepita come un’interferenza e una distorsione del processo decisionale.

Antonio Damasio, neurologo portoghese, racconta la storia di Elliot, un suo paziente che a seguito di una malattia aveva cambiato il modo di percepire e vivere, diventando freddo e privo di emozioni.

“Sapere ma non sentire: così potremmo riassumere l’infelice condizione di Elliot” queste le parole di Damasio.

Ebbene proprio l’assenza di emozioni rendeva il suo paziente completamente incapace di prendere qualsiasi decisione, anche le più banali. Dove parcheggiare la macchina, l’orario del prossimo appuntamento, cosa mangiare la sera, erano per lui dei veri dilemmi.

E la razionalità allora?

La teoria economica ha a lungo alimentato il mito della razionalità perfetta delle decisioni: l’individuo agisce con modalità logico-empirica e ipotizza che la strategia seguita nel decidere sia l’ottimizzazione dell’utilità (date delle preferenze e dei vincoli).

Le più recenti scoperte nel campo delle neuroscienze hanno dimostrato però che soltanto persone affette da particolari patologie cerebrali “ragionano” come ipotizzato dai manuali di economia, come il povero Elliot.  La “neuroeconomia” sostiene che un ragionamento corretto deve avvalersi di entrambi i contributi, razionale e emotivo.

Conosci te stesso per decidere meglio

Appurato che i fattori emotivo e razionale non sono antagonisti ma si integrano a vicenda, il primo passo per decidere bene è “Conosci te stesso”. Ognuno di noi per la sua storia personale, per la cultura di appartenenza, ma anche per attitudine innata, usa emozioni e ragione con pesi e in modi diversi.

Il processo decisionale dentro al cervello di ognuno di noi segue un suo percorso potremo dire “standard”. Si dirama attraversando cervello limbico e corticale, preferendo l’emisfero destro o quello sinistro, alcune parti del cervello saranno visitate, altre meno, altre saranno completamente ignorate.

E quindi, in modo del tutto inconsapevole, ognuno di noi darà più o meno peso a certe condizioni, terrà conto di variabili diverse, sarà ultra veloce nella decisione oppure continuerà a titubare prima di qualsiasi passo. Non solo, per qualcuno saranno le zone cieche, aspetti che non vengono tenuti in considerazione,  a fare strani sgambetti quando dovremo decidere.

Conoscere dunque il nostro modo di decidere aiuta a essere più consapevoli, a orientarci in un mondo complesso dove saper considerare fattori diversi diventa strategico. Ma permette anche di comprendere meglio chi ci sta vicino e quali sono i suoi criteri favoriti.

Uno strumento che aiuta a scoprire questo percorso è il DoLquest, un Personality Questionnaire basato sulle Neuroscienze.

Cosa è importante per me? Cosa do per scontato? Cosa non considero affatto, cosa mi mette in difficoltà?

Queste sono le domande che il DoLquest aiuta a chiarire.

Secondo passo.



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