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Chi è capace di vedere il futuro?

21 Maggio 2021 Change management, Diversity, Empowerment, Innovazione, Leadership, Leadership_after2020 0 Comments

Cinque strategie di allenamento per esplorare il futuro.

“Quando il servizio elettrico domestico iniziò ad essere ampiamente disponibile negli anni ’30, molti americani, in particolare nelle zone rurali, non erano sicuri di averne bisogno. Questo portò alcuni fornitori ad imbarcarsi in un vasto marketing casa per casa per sollecitare le persone a cablare le loro case.” Così si legge nel rapporto di David E. Nye, Electrifying America: Social Meanings of a New Technology. Cambridge, MA: MIT Press, 1990.

Ahahah!, che tonti vien da pensare, vabbè sono americani  e per di più delle zone rurali, come facevano a non rendersi conto della portata di questa innovazione!

Ma probabilmente gli americani negli anni 30 non erano gli unici a viaggiare a una velocità ridotta rispetto al passo delle nuove tecnologie e del futuro che si andava delineando.

Se solo pensiamo ai nostri atteggiamenti mentali nei riguardi dello smart working nel febbraio 2020 (15 mesi fa!), ci sembra di ritornare alla preistoria. Da allora abbiamo visto cose che pensavamo impensabili, appunto! Certo, ancora ne abbiamo di strada per andare verso uno smart working – lavoro intelligente. Ma quante paure e titubanza sono state spazzate via dall’oggi al domani!  Quante nuove scoperte, nel bene e nel male abbiamo fatto grazie all’obbligo di dover cambiare da un giorno con l’altro il nostro modo di lavorare.

“Questo è precisamente il problema del futuro. Anche se siamo figli di una storia caratterizzata da enormi cambiamenti e siamo passati attraverso innumerevoli traumi, continuiamo a vedere il futuro essenzialmente come simile al presente. Si tratta di una chiara illusione cognitiva: sappiamo che le cose sono enormemente cambiate, ma crediamo che il domani non sarà così diverso dall’oggi.”  Così scrive Roberto Poli nel suo “Lavorare con il futuro“. “La ragione principale di questo ostacolo cognitivo risiede nell’incapacità del senso comune di intercettare il futuro.”

Il nostro pensiero cioè lavora in modo lineare, pensando il domani come una continuazione, magari incrementale, ma sostanzialmente simile a ciò che viviamo oggi. Non è capace cioè di fare dei salti immaginativi che siano sganciati dalle briglie del pensiero logico e razionale.

Allo stesso modo Otto Scharmer scriveNel 1989, pochi mesi prima che il muro di Berlino crollasse, stavo co-guidando un gruppo di studenti internazionali nel programma “Peace Studies Around the World” che ci portò a Berlino Est e Ovest. Nelle discussioni con alcuni dei leader dei diritti civili e dei movimenti di opposizione a Berlino Est, ho visto con i miei occhi come anche le stesse persone che erano in prima linea nelle forze che alla fine avrebbero fatto crollare il muro di Berlino – ponendo effettivamente fine al sistema della guerra fredda – non avevano idea dell’impatto di vasta portata che le loro azioni stavano per avere.”

Rassegniamoci dunque. Anche i più intelligenti fra noi, sono incapaci di prevedere il futuro! A posteriori siamo tutti dei geni nel cogliere i segnali del futuro. A posteriori però.

Possiamo allora allenarci e allungare il nostro sguardo per non rimanere ingabbiati dentro la nostra ruota da criceto?

Per affrontare il futuro occorre mettere da parte il senso comune e uscire dalla ripetizione dell’ordinario. [ ] Il futuro è qualcosa di diverso. Agire in modo anticipante non garantisce il successo. Un comportamento anticipante è comunque più robusto di un comportamento reattivo, ovvero aspettare che qualcosa succeda e poi rispondere.” Scrive ancora Roberto Poli.

Che fare allora? Se l’esplorazione del futuro non è ancora possibile, possiamo però fare delle scorribande – fisiche e mentali – in altre latitudini. Io ho adottato queste cinque strategie.

  1. Di tanto in tanto, per quanto mi sia difficile, provo ad ascoltare fino in fondo persone con opinioni completamente diverse dalle mie. Su questo mi hanno molto aiutato i 4 levels of listening di Otto Scharmer. La pandemia ci ha dato modo di scoprire realtà impensabili e il confronto con persone definite “negazioniste” mi ha aperto squarci insospettabili. Anche leggere con curiosità giornali con posizioni politiche opposte alla mia è un bel training neuronale.
  2. Quando riesco, provo ad uscire dalla mia “bolla” per sondare mondi sconosciuti che sono dietro l’angolo. Io vivo a Milano, ma Milano – come tutte le città – non è una realtà unica. Ci sono infiniti mondi paralleli che si sfiorano senza mai incontrarsi. Uno degli incontri più interessanti è stata una discussione con un gruppo di barboni in area cani a notte fonda e dietro a casa mia. La scoperta di un nuovo mondo.
  3. Una tecnica di coaching, una sorta di “fantasia guidata”appresa alla Escuela Europea de Coaching. Si chiama Metodo Merlino e ti proietta con la fantasia nel futuro per poi a ritroso farti ritornare al presente portando con te tutto quello che hai imparato: è una formidabile acrobazia mentale che permette di superare e lasciarsi alle spalle le credenze limitanti che ti ancorano al passato.
  4. Viaggiare in altre culture senza stereotipi e pregiudizi è un altro bel salto mentale che allarga le nostra capacità di visione. L’ultima significativa esperienze per me è stato un viaggio di lavoro in Repubblica Centro Africana che mi ha fatto scoprire e apprezzare un modo tutto nuovo nell’affrontare le avversità – piccole e grandi – che la vita riserva.
  5.  Esplorare discipline sconosciute, studiare con l’attitudine e la curiosità del remigino. La mia ultima esplorazione nel mondo affascinante ma totalmente sconosciuto della fisica è stato “L’ordine del tempo” di Carlo Rovelli.

 

 

 



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